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Autodifesa e arti marziali. Oggi, su rieduchescional channel.
Continua qui una discussione cominciata nel diario di Angelo Nero:
http://www.rawtraining.eu/forum/diari-allenamento/1270/
Continua qui, perché penso che il discorso sia interessante e possa dare spunti per una bella discussione. Penso, poi magari finisce tutto in due righe. Certo che in quel caso sareste tutti delle carogne, sia chiaro eh.
Allora per Spettrus, il dito nell'occhio lo riesci a mettere lo stesso, provato. Non ho parlato di stoccata agli occhi, quindi che difficoltà ci sono. Ho detto che il corso veniva svolto al Reggimento.
A terra se ci finisco, mi rialzo. Non mi posso permettere che altri mi vengano addosso. In discoteca che fai ti metti a finalizzare a terra. E per strada, alla stazione? E se mentre sei concentrato con il tizio, quello che gli faceva da palo tira fuori un coltello?
Per Deadboy, grazie per aver aperto una discussione apposta.
L'attuale ministro della difesa è un marinaio, ma non è così facile come credi. Siamo per la pace, il terrorismo non lo abbiamo nel nostro territorio, ma quando però le nostre navi finiscono in mano ai pirati, chiediamo a sua Maestà di intervenire...Siamo ancora ben lontani dal modificare certe "abitudini".
Per quanto riguarda il sistema che proponi tu (l'USMC), non lo conosco e non mi sento di giudicarlo. Ricorda però che Vunak, aveva preparato il SEAL Program, che è arrivato da noi con Faraone. Era stato fatto apposta per i SEAL, appunto. Quello che voglio dire e che qualsiasi sistema può andare bene, qualsiasi tecnica può essere efficace, a patto che sia facile da attuare, si possa applicare su tutti (chi è sotto l'effetto di stupefacenti può non sentire dolore, quindi niente leve articolari) e sopratutto che sia economica (giusto rapporto tra energia consumata e risultato ottenuto).
Ecco, ecco.. guai a fare la carogna! Per mettere un poco di ordine nel discorso proporrei di tenere distinte le esigenze di due categorie, che credo siano molto differenti.
A me è capitato di fare del lavoro sul tema autodifesa nelle scuole,con la presenza dei professori di educazione fisica, beninteso, e sia il materiale umano, sia gli obiettivi da raggiungere, sono agli antipodi di quelli dei militari e dei corpi speciali.
In mezzo credo ci siano infinite sfumature, ma credo convenga dividere il campo abbastanza chiaramente.
Da un lato metterei i professionisti, dall'altra i civili.
Io sui primi ho poco o niente da dire, nel senso che non ne so nulla, mentre penso si possano dire delle cose interessanti sul lato "civile".
I miei due cent sono questi: se guardo ai rischi reali che le persone corrono, gli incidenti domestici, automobilistici, le cadute accidentali, e poi le reazioni di persone non abituate al contatto fisico in caso di colluttazione, mi viene da pensare che la base più importante su cui lavorare non sia un metodo efficace per fare danno a chicchessia, ma lo sviluppo della capacità di gestire gli eventi traumatici.
Provo a spiegarmi meglio. Trovo semplicemente imbarazzante spiegare" tecniche di autodifesa" a delle persone che resterebbero completamente traumatizzate da una sberla.
Nei corsi di autodifesa c'è questo siparietto pazzesco delle tecniche: se ti prendono al polso tu devi fare così e così.
Dobbiamo renderci conto che il materiale umano con cui partiamo, compresi gli sportivi!, va nel pallone non appena si sentono mettere le mani addosso. Vivono l'immagine del "pugno in faccia" come un trauma, al punto che si piegano in due anche se in realtà non si sono fatti assolutamente niente.
Ecco, io se dovessi impostare un lavoro, magari propedeutico agli sport di contatto, se il materiale che arriva è giovane, è proprio quello di recuperare la sana abitudine al contatto: con il suolo e con gli altri.
Insomma, la solita cosa: prima imparare a "prenderle", tenendo in conto che è molto, molto più probabile che il trauma venga da un pavimento, un gradino o una sedia, che non da un aggressore.
Discussione interessante, mi avete fatto venire voglia di dire la mia a riguardo.
Voglio rispondere un momento a Deadboy riguardo il suo interessante intervento riguardante la metodica con cui vengono insegnate le arti marziali tradizionali qui in Italia.
Secondo me hai ragionissima quando dici che le arti marziali tradizionali hanno perso qualcosa quando sono state private della loro componente di autodifesa: spesso si punta molto alla sezione sportiva delle arti marziali e ci si dimentica il motivo per cui sono nate, considerando anche il fatto che il volersi difendere da soli può essere una delle motivazioni importanti che porta una persona a praticare arti marziali sin dal principio.
Ovviamente questa non è una cosa scontata, dato che le motivazioni sono innumerevoli e personali, ma direi che si tratta di una conseguenza dell'allenamento molto utile!
Però voglio spezzare una lancia a favore della loro metodica di insegnamento: infatti io credo che sì, è utile insegnare ai ragazzi le varie tecniche di autodifesa, ma al tempo stesso bisogna instillare in loro la consapevolezza e la responsabilità derivanti dal possedere una tale conoscenza.
Le arti marziali tradizionali o non hanno il grande vantaggio di essere al tempo stesso delle attività di svago e di veicolare, se insegnate bene, un intervento educativo non indifferente, che può spaziare dal morale al valoriale al comportamentale (che però non ci interessano ai fini di questa discussione), e possono aiutare i praticanti a capire quei concetti di PREVENZIONE che sono fondamentali quando ti insegnano "a fare a botte".
Il succo del discorso è che bisogna evitare che il praticante si fomenti e dica: "Adesso conosco queste tecniche e spacco il *bip* a tutti", perchè come diceva Angelo Nero prima di tutto viene la prevenzione, e poi vengono le tecniche, nella malaugurata ipotesi che mi ritrovi in una situazione di cacca in cui debba applicarle.
Questo ragionamento sembra scontato, ma sicuramente non lo è dato che molti non lo fanno, ed a tamponare la situazione ci deve essere la figura dell'insegnante che deve porre all'inizio una sorta di "freno" simbolico tramite le sue parole, che poi potranno essere interiorizzate dai praticanti che quindi sapranno responsabilizzarsi da soli.
Giusto l'idea della nuova discussione, che è interessante.
Premessa: le mie domande erano solo di provocazione per alimentare la discussione e non farla finire li, quindi non farò la "carogna" ma lo sciacallo.
Ma detto questo: Angelo tenti di rialzarti? e il giubboto da 20 kg? e il gibernaggio? tu tenti di rialzarti, mentre l'altro ti mangia ancora prima di girarti?solo perchè sa lottare a terra?
Come diceva prima deadboy i soldati americani imparano anche la lotta a terra che secondo me è Fondamentale sia per i civili che per i professionisti.
Allora che si fa? si snobba la lotta a terra con pseudo teorie che non serva, ci si rialza, non si cade, arriva l'amico del nemico,... o si impara anch'essa? cosa che nei corsi di difesa personale viene a maggioranza tralasciata, perchè gli istruttori non la conoscono o perchè è troppo lunga e difficile da imparare o tutti e due?
Io credo che non ci sia contraddizione tra quello che dice Spettrus e la frase di Angelo.
Secondo me bisogna essere fortissimi a terra, che poi è la cosa più divertente del mondo, ma devi sapere che in una situazione di rissa devi stare su con la schiena, magari basso a terra, ma su con la schiena.
Statistica inglese, e ci credo, i traumi gravi da colluttazione più frequenti sono dati dalle scarpate in testa. Quindi sentirsi a proprio agio al suolo è fondamentale, sennò quando caschi sei perduto, ma se c'è aria brutta conviene tirarsi su il prima possibile.
Spettrus, in una scazzottata l'ideale sarebbe non finirci a terra e non avere bisogno di usarlo il jiu jitsu. Quest'ultimo, poi, non è solo lotta a terra, ma c'è tutta una parte in piedi e ci sono le proiezioni. Gli insegnamenti dei Gracie volti alla difesa cominciano mostrando il combattimento in piedi e cosa fare quando si viene aggrediti da qualcuno che ti afferra per i polsi, il collo o da dietro, e prosegue mostrando cosa fare se l'avversario ha un bastone o un coltello. E ci sono tutta una serie di tecniche di proiezione, proprio come nel judo. Questo perché sanno che a terra è bene non finirci fuori dal tatami.
Il MCMAP insegnato ai marines americani combina il jiu jitsu dei Gracie a tutte le tecniche di CQC apprese dai Seals, dai Rangers e dalle varie forze speciali americane nel corso dei vari scenari di guerra a cui hanno partecipato ad oggi (tecniche che sono dirette principalmente ad ammazzare). Ma è un sistema a cinture, con tanto di tornei interni, al top ci si arriva per gradi e questa metodica ha i vantaggi delle arti marziali tradizionali (l'apprendimento continuo e costante e lo sviluppo di un forte autocontrollo, utile a saper reagire in modo proporzionato all'offesa) e del CQC (essenzialità e capacità di decisioni e reazioni rapide in presenza di forti condizioni di stress psico-fisico: es. tre commilitoni che ti menano insieme e per davvero).
Ma veniamo a quello che può capitare a noi.
Vedi che la persona ti viene addosso? Gli impedisci di avvicinarsi usando le gambe (savate o thai se sei capace). Riesce a chiudere la distanza? Usi la testa, le mani, i gomiti, le ginocchia e i piedi lo colpisci nei punti più vulnerabili (mento, naso, occhi, gola, orecchie, nuca, fegato, inguine, ginocchia, caviglie) per contrastarlo e farlo desistere o immobilizzarlo. Ti immobilizza e cerca di strangolarti? Lo mordi per fargli mollare la presa. Se sei capace lo sbatti a terra e se non si ferma lo prendi a calci in testa o nei fianchi. A terra ci finisci tu? Cerchi di rialzarti subito, non stai lì a provare se ti riesce di spezzargli un braccio, anche perché se ti si siede sopra la prima cosa che farà sarà metterti le dita negli occhi o prenderti a testate o sbatterti la testa contro il suolo. Se poi è in compagnia peggio ancora. Un civile non ha 20 chili di zavorra. Come diceva Marokun, civili e militari hanno esigenze diverse.
Ha un coltello? Ti allontani. Ha una pistola? Sono cazzi.
Nel diario di Angelo dicevo che per me judo e thai vanno benissimo per un civile, perché ti insegnano a tenere distante l'avversario, a sbatterlo a terra, a difenderti e menare se chiude la distanza e, se serve (come ha detto Spettrus), anche a difenderti a terra. Il judo ha il vantaggio che richiede anni di pratica e prevede un grande lavoro sulle capacità di autocontrollo, cosa che torna utile per capire come reagire in modo proporzionato, ma anche quando fermarsi.
Se nel judo moderno insegnassero a difendersi efficacemente già nelle prime cinture sarebbe perfetto. Non si toglierebbe niente al suo utilizzo sportivo. Sta sempre al maestro far capire ai suoi allievi quando e come possono usare le mosse che gli insegna in caso di aggressione. Ma se il maestro gli ripete sempre, "Ciccio, quello che ti insegno si usa nel tatami, per strada non si fa a botte perché con questa roba puoi ammazzare qualcuno", beh, Ciccio in caso di aggressione le prenderà: un po' per il tipo di trauma che diceva Marokun (verissimo), un po' per la paura di fare male che gli deriva dagli insegnamenti del maestro.
Chiedo venia se non ho letto tutto ma il tempo è tiranno. A mio modo di vedere l' autodifesa disarmata in un contesto militare non ha troppo senso, ci si spara e fine. Al più rimane il coltellaccio scanna cristiani ma l' evento è raro perchè il militare che perde l' arma è un militare morto e meglio che si focalizzi sull' uso di questa che non sull' eventualità di trovarsi disarmato a fronteggiare un altro disarmato pure lui. In ambiente civile invece sono d' accordissimo sul fatto che, appurato che la mia sopravvivenza è in discussione, non ci devono essere remore ad applicare quanto è in mio possesso. Non sono d' accordo sul fatto che un judoka o un jujitser sarebbero penalizzati dal non essere abituati a mettere fuori combattimento l' avversario, sono dell' idea che sotto stress ti romperebbero l' arto o strangolerebbero all' incoscenza all' attimo, resta il fatto che andare a terra in una rissa che non sia un uno a uno disarmato è un suicidio con buona pace dei gracie... Ciononostante illudersi di potersi rialzare da uno scontro a terra o il pensare di riuscire a non finirci con facilità è pura illusione, lo testo ogni giorno in palestra, x cui una base minimale a terra non è di certo una cattiva idea. Detto questo possiamo affermare con sicurezza che la decisione, l' aggressività e l' abitudine allo scontro unite a una buona prestanza fisica sono le caratteristiche che in genere danno le chance migliori di uscire vivi da una rissa disarmata, non a caso in genere gli addetti alla sicurezza sono pugili, lottatori e rugbisti di discreta stazza e buona propensione a menare le mani...
Uno dei "problemi" del judo è che implica l'utilizzo di un attrezzo specifico, il judogi, che fuori contesto è difficile trovare.
Il mio vecchio maestro infatti, che il ju-jitsu lo insegnava facendo fare judo e un karate talmente disinvolto da assomigliare moltissimo alla kick-boxing, faceva fare ogni tanto il lavoro di lotta senza le giacche.
Insomma, l'aveva capita giusta, la faccenda.. 🙂
Angelo, Vunak ha collaborato con i Seals per qualche tempo, poi quando hanno visto che quello che gli spiegava lo facevano già e meglio non l'hanno più chiamato. Intendiamoci, Vunak è bravissimo, ed è un maestro vero, con i contropifferi. Non so, però, se si possa dire altrettanto dei suoi allievi. Il seal program è un'invenzione di Mike Faraone, non è il sistema di Vunak per i Seals, ma il sistema che Vunak ha insegnato ai civili nei suoi corsi e nelle sue videocassette. Vunak ai Seals gli ha fatto vedere come ammazzare usando il kali e il jkd, non come dare un calcio nell'inguine a un tizio con un casco e poi scappare. Non so se mi spiego. Gli allievi di Vunak sono la ragione di tutta la merda che gira intorno al jkd oggi. Loro si sono fatti un anno dietro a Vunak (un anno se va bene) e poi si sono proclamati maestri di jkd ed esperti di kali ed eskrima. Follia pura. E da qui è venuta fuori tutta la magia del krav maga, del systema, del kapap, ecc.
Faraone, se non sbaglio, è stato ridicolizzato da un noto maestro italiano di Wing Chun qualche anno fa.
E qui introduco la conclusione a cui sono arrivato in questi anni di pellegrinaggio nel mondo del cqc e della mma. In ambito civile lo studio e la pratica di una qualsiasi arte marziale tradizionale o della boxe sono da soli sufficienti a garantire alla persona la capacità e i mezzi per difendersi contro un comune aggressore nella classica scazzottata da bar o per il parcheggio.
Per chi vuole sentirsi più sicuro e completo serve un lavoro ulteriore che completi la preparazione dell'arte marziale praticata e le eventuali lacune. Ad esempio, aggiungere la pratica dello striking per uno che ha sempre fatto judo e il grappling per chi invece ha sempre fatto boxe. Chi fa sambo, per capirci, è a posto così.
Per i militari è un discorso a parte e in questo campo bisogna fare ulteriori distinzioni tra militari e forze dell'ordine e i diversi gradi di intervento in cui sono chiamati ad operare.
Bubugaz dice il vero: la forza e una buona stazza aiutano molto, ma soprattutto è la mancanza di scrupoli a fare la differenza. Chi non si mette problemi a cavarti gli occhi o a farti saltare un testicolo vince.
Il maestro che vi diceva riguardo all'autodifesa fuori dal tatami? Allontanati e lascia perdere, piegati a novanta e soccombi, difenditi ma fai attenzione a non esagerare, oppure mena come un fabbro?
Una cosa tipo "spiezz'i cuorn..!!!" : un napoletano verace, il grande Tito! E anche in palestra i complimenti erano davvero pochi.
Luisa, che poi è diventata mia moglie, tornava a casa con dei lividi grossi come arance nelle gambe. Però poi non mi sono mai dovuto preoccupare se tardava.
Ma d'altra parte è così: che difesa vai a insegnare se tieni le ragazze separate dai fabbri?
Menare è menare, poi se ti trovi davanti un delinquente davvero cattivo, come dici tu, sono guai anche se sei un campione di tutto.
Ma lì c'è un'altra considerazione: se non ti ci vai a ficcare è un evento probabile quanto prendersi un meteorite in testa.
Certo che se vai nelle discoteche a spintonare, se scendi dalla macchina per una clacsonata, o vai a Quarto Oggiaro di notte vestito da drag queen, vabè i meteoriti diventano tanti.
"E qui introduco la conclusione a cui sono arrivato in questi anni di pellegrinaggio nel mondo del cqc e della mma. In ambito civile lo studio e la pratica di una qualsiasi arte marziale tradizionale o della boxe sono da soli sufficienti a garantire alla persona la capacità e i mezzi per difendersi contro un comune aggressore nella classica scazzottata da bar o per il parcheggio."
Concordo.
Le pubblicità sfavillanti dei tanti corsi di difesa personale nati duranti gli ultimi anni aggiungono davvero poco a quello che si è sempre fatto in palestra nelle arti marziali tradizionali, che purtroppo oggi non reggono il passo con la loro moda; aggiungo inoltre che si può praticare qualsiasi arte marziale di questo mondo, ma la vera cosa che ti evita guai nella grande maggioranza dei casi è la prevenzione ed il venire a patti con l'assalitore dove è possibile.
Il problema che affligge tante arti tradizionali è la forma, come con ben altra autorità insegnava quel tipo che sta nell'avatar di Auross 🙂
Imparare "tecniche" a memoria, katà interminabili, ..è un disastro.
Il peggio sono le sequenze complesse di difesa, fai così e poi fai cosà, e poi gli metti il braccio così.. tutte scemenze.
Pochi fondamentali e lavoro, lavoro, lavoro.
Che non significa farsi male, ma anzi, tenere sempre quella fluidità e quella ragionevole consuetudine al contatto e alle sollecitazioni che ti permettono di capire se una roba funziona oppure no.