Cali-Raw-Sthenics - Rawtraining
di Jacopo Arienti
A prescindere da cosa possa essere giusto o sbagliato, a prescindere dal fatto se sia sensato utilizzare un costrutto mentale simile, a prescindere da tutto, è questione di scelte.
Scegliamo, in maniera più o meno consapevole, di descrivere la realtà in un determinato modo, scegliamo le nostre opinioni, scegliamo cosa sia adatto a noi e cosa non lo è.
L’esperienza mi ha portato a vedere l’allenamento come un processo di conoscenza in costante evoluzione.
Si passano inevitabilmente fasi, rivoluzioni, stravolgimenti, scoperte e riscoperte. Cambia l’attenzione in merito ad alcuni particolari, poi sorgono chiavi di lettura differenti.
È il modo stesso di intendere il movimento che cambia insieme alle possibilità del corpo, si affina la capacità di “pilotare il veicolo” e contestualmente si aprono nuovi orizzonti circa possibilità ancora inespresse, possibilità che ancora non ci sono, non ci sono ancora i semi ma si incomincia ad intuire come creare il terreno fertile agli sviluppi futuri.
Tutto parte da un sostrato che sia in grado di fornire la solidità necessaria alla crescita e che al tempo stesso non costituisca un limite dogmatico alle possibilità creative.
Quando il nostro bagaglio esperienziale è limitato l’eccessiva e prematura specializzazione può essere un boomerang; il rischio è diventare molto abili a gestire un gruppo di movimenti ma scarsamente adattabili in caso dovessimo approcciarci a nuove sfide il cui contesto sarebbe troppo “alieno”.
Fare mille chili di squat non rende automaticamente dei buoni saltatori, è importante il lavoro sulla spinta del piede, tempo speso ad imparare a saltare, atterrare, gestire il ritmo di arrivo; se a queste esperienze si aggiunge un buon lavoro di elasticità e un percorso coerente con i sovraccarichi allora si hanno più chance di diventare dei saltatori discreti.
In un certo senso è come tornare bambini, sono necessarie tante e varie esperienze tali da costituire le basi.
Il progetto di RT nasce con la volontà, l’obiettivo di poter dare a chiunque gli strumenti per poter essere libero di approcciarsi a qualsiasi sfida senza essere da meno.
Il Rawer è padrone del proprio corpo, è versatile e in grado di trovare soluzioni.
Questo non vuole essere un discorso in cui si crea il profilo di un ipotetico spartano che non teme nulla, ma quello di una persona che con metodo lavora per fare delle proprie debolezze dei punti di forza, che decide di aumentare il bacino delle possibilità e intraprende un percorso di scoperta.
Si diventa forti perché si diventa bravi, abili e perché ci si impegna nel conoscere.
Agli inizi di RawTraining la componente di quello che dopo sarebbe stato chiamato Calisthenics era presente ed è sempre stata un’anima importante, fondamentale.
Non ho l’arroganza di dire cosa sia il calisthenics, nasce come un contenitore aperto, posso dire come voglio interpretarlo, posso condividere la mia scelta.
Per certi versi è un ritorno alle origini, l’anima mai dimenticata che finalmente trova spazio per poter crescere a svilupparsi grazie alla maturità data dalle esperienze.
Questa visione del calisthenics non può prescindere dal Rawer, sarebbe completamente fuori luogo, il contesto di RT costituisce già di per sé una dichiarazione di intenti.
Si è forti quanto si è abili, bene, diventiamo abili!
Il mio interesse è fornire gli strumenti con cui ognuno di voi potrà diventare abile a gestire il proprio corpo, creare strade più sicure da percorrere rispetto ad addentrarsi nel fitto del bosco senza guida sperando che prima o poi siate in grado di entrar nella foresta senza paura.
La foresta non è uguale per tutti, è ciò che ancora non abbiamo sondato, sfide che non abbiamo mai accettato, limiti che ci siamo imposti.
Riuscire a creare relazioni fruttuose tra le esperienze di allenamento e gli obiettivi richiede una chiave di lettura del movimento che darà la possibilità di fornire una rappresentazione della realtà coerente con il livello richiesto dalla soluzione.
Questo significa saper vedere cosa è necessario e proporre il giusto percorso di sviluppo atletico e motorio.
Prendiamo ad esempio due persone diverse ma con la stessa necessità: riuscire ad eseguire la verticale libera in appoggio sulle mani.
Il primo è muscolarmente forte, ha discreti carichi in esercizi di spinta sopra la testa ma non ha la consapevolezza della postura della colonna vertebrale, tende quindi ad estenderla o a chiudersi senza saper discriminare il tratto da controllare.
Il secondo invece ha una muscolatura delle spalle debole, è molto rigido di spalle tuttavia ha una gestione posturale decisamente più avanzata.
La vera individualizzazione degli esercizi da proporre passa necessariamente attraverso una analisi delle competenze motorie, si elabora una strategia e si propongono degli esercizi per riuscire a colmare le lacune motorie, si propongono esperienze utili.
Il tema dell’anello debole, presente fin dalle prime fasi di RawTraining ritorna ad essere centrale nel momento in cui viene visto in ottica esperienziale.
Il primo dovrà necessariamente allenarsi con esercizi mirati con l’obiettivo di renderlo consapevole della postura assunta e renderlo in grado di variarla a piacimento.
Di seguito un video che ho trovato su youtube che descrive un esercizio (il primo) che potrebbe essere adatto ad un deficit come quello descritto.
Altro esercizio utile potrebbe essere il Caterpillar, in quanto la gestione della postura durante i passaggi da corpo teso a carpiato permette di strutturare le esperienze necessarie, abbinate ad auto-osservazione, a costruire la corretta propriocezione.
Allenando il Caterpillar si impara a trovare il modo di “collegare” la parte alta e la parte bassa del corpo, sia mani che piedi sono in spinta e l’adesione al vincolo tecnico di fatto costringe a gestire le posture in maniera tale da generare compattezza.
Il risultato è che eseguito bene questo esercizio risulta faticoso ed estremamente produttivo.
Riuscire a non frammentare la forza impressa attraverso le estremità a causa di uno scorretto posizionamento è una capacità trasversalmente utile, dalla verticale alle trazioni, dal front lever allo squat.
Il secondo atleta ad esempio lavorerà contemporaneamente su mobilità/elasticità della spalla e muscolatura coinvolta e con esercizi di rinforzo specifici e di carattere generale.
Anche in questo caso il Caterpillar potrà essere usato, questa volta come esercizio di rinforzo, magari in sequenza con piegamenti sulle braccia e bodyrows.
Esercizi come quelli mostrati in questo video potranno essere utili per migliorare la mobilità della spalla.
Si parte dall’essere umano e dal suo movimento, si parte dalla osservazione e dalla sperimentazione.
Riuscire a trovare soluzioni mirate permette di risparmiare tempo che può essere dedicato ad altri aspetti dell’allenamento e la gestione del tempo è fondamentale per l’atleta professionista, per chi si allena per diletto e per l’allenatore.
Colmate le lacune si avranno tutti i requisiti per poter risolvere l’esercizio che di fatto era il nostro obiettivo, inserendo quindi negli allenamenti esercitazioni specifiche per la verticale si potrà quindi giungere alla soluzione.
Il vantaggio è che, avendo creato un percorso vario, oltre ad aver guadagnato il controllo della verticale sulle mani saranno migliorate le condizioni per potersi approcciare in modo più maturo ad altri movimenti.
Ad esempio il percorso di miglioramento della condizione di mobilità delle spalle ed elasticità del pettorale necessari alla corretta esecuzione della verticale sarà utile al secondo atleta nel momento in cui deciderà di dedicarsi alle trazioni. Il mantenimento della postura durante le esercitazioni con le trazioni sarà sensibilmente avvantaggiato e potrà quindi concentrarsi sull’aumento di forza.
Lo stesso Caterpillar potrebbe aver permesso di costruire la capacità/l’abilità di spingere il suolo attivando il dorso con le braccia in distensione, esperienza che potrebbe essere cruciale durante i primi approcci alla sbarra.
Esistono quindi una serie di competenze motorie che stanno alla base delle esperienze a prescindere dagli obiettivi specifici. Saper spingere e attivare la muscolatura a partire dalle estremità (mani e piedi), saper coinvolgere l’addome come “appoggio”, saper discriminare e controllare la postura durante esercizi statici e dinamici, sapersi attivare e disattivare.
Si potrebbe vedere la singola sfida come un test della nostra capacità di attingere a questo bacino di competenze; alcune sfide richiedono livelli di specializzazione ulteriori, altre no. Più il nostro bagaglio di strumenti è ampio più facile sarà confrontarsi con sfide complesse o in contesti nuovi.
Questo tipo di approccio è valido anche in ottica di prevenzione di infortuni dovuto a stress reiterato nel tempo.
Muoversi bene significa anche saper gestire il movimento in funzione dei livelli di fatica di uno specifico settore muscolare al fine di evitare che l’affaticamento estremo possa tramutarsi in una possibile causa di infortunio.
Il mio auspicio è che ogni persona intraprenda un percorso con cui poter scoprire, strutturare ed esprimere una propria visione dell’allenamento. Inevitabilmente personale, unica e dal sapore diverso dalle altre, perché siamo esseri umani e non macchine fatte in serie, perché il nostro modo di vedere il mondo non può non riflettersi nel modo di allenarsi e perché questa diversità può essere di stimolo a tutti per trovare e sperimentare nuove soluzioni.

osservatore
Jacopo Arienti, RawTraining Strength Master Coach. Tra i fondatori del gruppo di allenamento "7th block calisthenics", coach di gymnastics per il Clean Cut Competitor Program(CCCP) per cross Atletes. Mosso dalla convinzione che l'attività fisica è prima di tutto sperimentazione diret-ta, alla costante ricerca di sfide in ambito sportivo che possano ampliare il proprio baga-glio motorio, attualmente impegnato come agonista di lotta olimpica stile libero e grap-pling. Libero pensatore e inevitabilmente Rawer.

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6 commenti
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Gran bell’articolo, complimenti. Questo e quello scritto da Alberto Giuliani qualche settimana fa sono due delle cose migliori pubblicate da RawTraining negli ultimi mesi. 🙂
Non mi dispiacerebbe leggere qualcosa di più su come vi siete evoluti come rawer nel corso del tempo e il vostro approccio odierno all’allenamento fisico. Perché inevitabilmente l’aumentare dell’età, gli impegni personali e anche l’inizio di un’attività agonistica, come nel tuo caso, vi hanno costretto a fare dei cambiamenti. Sarebbe una lettura molto interessante.
Ti ringrazio molto e son contento tu abbia apprezzato l’articolo.
Devo ammettere che la tua idea è veramente buona (dal mio punto di vista).
Penso che non tarderà molto, forse è proprio l’articolo che cerco di scrivere da tempo ma che ancora non avevo idea di come come nascere
* far
È scappato l’invio prima del previsto .
@deadboy
grazie per i complimenti, fa sempre piacere sapere di aver scritto qualcosa di utile ed interessante.
Posso riassumerti brevemente la mia evoluzione, se non mi fossi scassato tutto fra rugby e motocross, aggiungendoci anche snowboard e mountainbike adesso dopo diversi anni di allenamento con i ginnasti probabilmente sarei un supersayan di quarto stadio… haha!!
Comunque, sciocchezze a parte, magari lo tengo presente come futuro spunto. Grazie. 😉
Prego, prego. I complimenti sono meritati. 🙂
Poi vabbè, uno ha barato usando le foto di Morandi per tirare su gli ascolti e l’altro ha chiamato Caterpillar il Lombrico per farlo sembrare più figo. Ma possiamo passarci sopra. 😀
Ottimo articolo!!!