Allenamento Strongman per il Rugby - Rawtraining

di Scott Caulfield

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Scott Caulfield, CSCS*D, è un coach specializzato nell'allenamento della forza operante per il Dartmouth College men's rugby. E' anche stregth coach al River Valley Club a Lebanon nel New Hampshire, dove coordina anche i 5000 ft^2 del Conditioning Center, che è uno spazio specificatamente dedicato all'allenamento degli atleti, oltre che il posto dove Scott conserva tutta la sua attrezzatura per l'allenamento Strongman. Attualmente svolge anche l'attività di promotore, nonchè partecipante, per gli eventi della North American Strongman. Scott ricopre anche il ruolo di Director del Vermont State per la National Strength and Conditioning Association e ha ottenuto il certificato MTS Level 1 dal movement training specialists.

12 commenti
adogruzzaq dice:

Questo articolo da a mio parere alcuni ottimi spunti di riflessione indiretta:

L’allenamento strongman va benissimo, qualunque oggetto richieda una decisa imposizione neuromuscolare per essere spostato crea allenamento.
Il problema è come usare questi mezzi.
Già da tempo si diceva con una amico come le atlas stones fossero un mezzo allenante a dir poco perfetto, ma con un gigantesco problema:

per poterle usarle come vero mezzo allenante e non come giochino per ammogliati post ufficio dovremmo avere almeno 6 o 7 palle di peso diverso, perchè certo, non possiamo strutturare un programma d’allenamento mirato al reclutamento delle MU (ripeto, le atlas sarebbero un mezzo super fantastico) basandoci sulle ripetizioni. A quel punto, fare roba fitness sarebbe quasi la stessa cosa.
La forza si basa su impulsi, dobbiamo allenare gli impulsi, non la capacità di produrre movimento prolungato.

Se dobbiamo generare impulsi dobbiamo avere il miglior mezzo che ce lo conceda.
Se avete delle atlas stone che rappresentino (come minimo minimo) il vostro 50, 60, 70, 75,80,85 e 90% e avete un minimo di cognizione di causa della pianificazione dei sovvraccarichi allora siete il mio preparatore preferito.

Poi il fatto che il tizio in questione abbia avuto grandi miglioramenti non ho dubbi: far fare pesi in stile bodybuilding (qua intendo qualunque maniera in cui non intervenga una attenza propriocezione ma ci si limiti ad un movimento in cui lavora un muscolo) crea un discreto aumento di forza ma instupidisce non di poco la mobilità e le meccaniche muscolari. Per cui ogni variante a questo modo arcaico (che fanno ancora t u t t i!!!) è salutare. Anche adare a spalare della m____ sotto il sole è un lavoro più naturale che fare della panca piana fatta male.

Freki dice:

Dopo aver letto mi viene da fare una domanda che mi ronzava da un po’. Quali differenze ci sono tra le spinte “sopra la testa” e quelle “davanti al petto”? Avevo letto su un articolo di Milo proposto qui sul sito come gli strongman prediligano questo tipo di lavoro (sopra la testa) e dalle gare direi che si evince abbastanza bene… ma volevo capire se i due lavori (premesso che suppongo vadano integrati) presentino differenze nell’incremento delle varie abilità…grazie

swarovski dice:

da ex rugbysta mi viene da aggiungere due considerazioni, il livello medio di preparazione fisica nel dilettantismo e’ scandalosamente basso ed inefficace, di conseguenza sono sicuramente d’accordo con adogruzzaq che tanto piu’ ci si allontani dal modello bodybuilding imperante tanto piu’ si migliorera’.
Comunque il rugby e’ uno sport quasi esclusivamente lattaccido di conseguenza aerobia, resistenza e forza sono decisamente meno importanti di potenza e velocita’ ma direi anche di agilita’ e rapidita’.
Certo, come sempre, piu’ forza si ha a disposizione meglio e’, ma sul campo si e’ competitivi solo quando questa e’ esplosiva. Credo quindi di non sbagliare nel dire che alzate olimpiche e lavoro pliometrico siano decisamente piu’ rilevanti dell’allenamento strongman relativamente al rugby.

Visione dice:

Sinceramente come al solito il discorso è gigantesco ma credo che la soluzione sia semplicemente sintetizzabile in una parola PERIODIZZAZIONE. Per esempio il rugby non allena la capacità aerobica, ma una buona capacità aerobica è alla base del recupero delle altre. La forza esplosiva reattiva va sicuramente evidenziata ma la resistenza a questa idem. Insomma alzate olimpiche e pliometria sono ideali per alzare il livello poi però bisogna stabilizzarlo. Ricordo che questi esercizi se protratti sulle alte ripetizioni vanno a scardinare gli schemi motori che poi permettono il reclutamento ottimale delle MU. Insomma come in tutti gli sport misti le capacità condizionali vanno allenate tutte, con gerarchia ma tutte.
Con esercizi generali e specifici.
L’unica soluzione seria è la periodizzazione dell’allenamento, in cui ci possiamo inserire tutto ma con ordine e logica.

Visione dice:

Su quello che Ado invece ha scritto secondo me è proprio la questione fondamentale.
Tutti ci facciamo prendere da attrezzi nuovi, nuovi assi di lavoro ecc.
Ora tutto va bene ma il problema è sempre lo stesso sin dove si vuole arrivare.
Perchè per poter progredire in modo ottimale dobbiamo variare il carico.
Per farlo dobbiamo avere tutta una serie di pezzature.
Aumentare le ripetizioni per poi abbassarle e aumentare il carico funziona solo fino ad un livello intermedio.
Normalmente la varietà d’attrezzi si usa proprio perchè si raggiunge facilmente lo stallo, non facendo mai invece il salto di qualità che distingue tutti i veri atleti.

adogruzzaq dice:

SWAROVSKY:

Sono pienamente daccordo con te, ti faccio però notare una cosa:

le doti fisiche che hai elencato sono quelle SPECIFICHE DELLO SPORT, (vedi articolo di oggi sul sistema bulgaro, il diamante della specificità)

queste vanno allenate SUL CAMPO, NELLO SPECIFICO.
Coi sovraccarichi si può e si deve allenare solo forza e potenza, per il resto questi sono mezzi arcaici e inadatti. La resistanza, il lattato, ecc. vanno stimolati in una circostanza che sia la più simile possibile a quella del campo.

Nuoto per 1 ora di seguito quando il mio amico calciatore professionista svenirebbe. Però lui fa 30 scatta a tutta e io rischio l’infarto. La resistanza ad un certo tipo di sforzo è una dote SPECIFICA, va allenata assolutamente sul campo.
I sovvracarichi servono solo per migliorare la nostra capacità di imprimere il massimo di energia nel minimo tempo.

Visione dice:

Non posso certo condividere la tua affermazione Ado, sicuramente quello che dici te è specifico per l’allenamento neurale.
Che poi le capacità metaboliche vadano solo allenate sul campo è ormai dimostrato non essere vero.
Moltissimi sport hanno bisogna d’adattamenti metabolici , enzimi ed altro che lo sport specifico, sul campo, non da.
Esiste tutta una serie d’allenamento con sovraccarichi basata sull’altro lato della medaglia. volersi solamente limitare a quello è prendere solo il 50% di quello che i sovraccarichi possono dare.
In più in sport dove la resistenza da vincere è limitata e il gesto da gara è molto veloce , lavori specifici sulla forza massimale o su quella massimale dinamica non danno risultati.

adogruzzaq dice:

Quando dico “sul campo” intendo non in sala pesi.

Infatti in molti casi c’è un uso eccessivo dei pesi.
Molti sport di combattimento senza prese si fanno molti pesi per la gran parte per un fine estetico (diciamoci la verità).

Andrea, i sovraccarichi classici servono a quello, sviluppare forza e potenza. Stop. Per il resto ci sono mezzi assai migliori.

Però sono daccordo con te che ovviamente (ovviamente no, diciamo forse, credo che tra 20 anni si faranno cose molto più specifiche) la capacità aerobica vada costruita attraverso un lavoro “speciale”.
Qui rientra dalla corsetta al KB. In questo contesto non vedo però bene il lavoro strongman, che metto per forza di cose sempre nel lato “migliorare il reclutamento delle MU”. Andare a fare lavoro di resistenza con sovraccarichi di una certa entità sposta pericolosamente il lavoro nella “fascia lattacida” dove la resistenza allo sforzo è specificissima. BB che fanno serie massacranti di squat a 20 ripetizioni non potrebbero giocare mezza partitella a calcio con gli amatori del bar margherita. Perchè sono 2 capacità atletiche troppo differenti.

In questo senso era il mio discorso, e penso che tu possa essere daccordo.

Visione dice:

Si si io sono sempre stato titubante su molte novità, non perchè la novità sia negativa in se, anzi quello che dico sempre è che è meglio una cosa nuova, che ben vengano.

Il problema è che la novità di solito è veicolata male e come tutto bisogna sgrassarla per poterla poi apprezzare veramente. Aggiungici la tecnica d’esecuzione che di solito non esiste e trai la somma.
Detto questo però è anche vero che ci sono movimenti che vanno a lavorare su linee di forza che poi inevitabilmente danno benefici.
Il mio professore mi faceva l’esempio del lancio del giavellotto.
Ad un certo punto tutti gli atleti più forti erano svedesi, credo fossero gli anni 80.
Si scopri che tutti facevano o avevano fatto i boscaioli.
Si inserì nella preparazione del giavellotto sto benedetto movimento e i risultati arrivarono per tutti.

Poi come dici giustamente te sul reclutamento delle MU io sinceramente non vedo alternativa ai bilancieri, soprattutto per la tecnica , la gradualità del carico e il tempo con cui ti danno i risultati.

adogruzzaq dice:

X SWAROSKY:
Sorry ho letto male il tuo commento. Ho capito che cercassi resistenza alla forza, mentre parlavi di agilità e rapidità. Per cui il mio commento al tuo intervento non ha alcun senso.

Anzi sulle alzate olimpiche mi troverei pure molto daccordo, solo il grosso problema che ci vogliono ere geologiche per impararle appena decentemente.

swarovski dice:

ado, visione, grazie davvero.
Un dialogo costruttivo e pieno di spunti, traspare la vostra esperienza e passione per l’argomento. Sono contento di avervi trovato in questo sito.

Certo il discorso della preparazione fisica in uno sport come il rugby e’ decisamente articolato.
Comunque ado, considera che ci vanno (da programma LTPD long term player development) mediamente 10-12 anni per sviluppare il massimo delle potenzialita’ di un atleta, di conseguenza credo che di tempo per sviluppare metodologie d’allenamento altamente tecniche ce ne sia abbastanza. Il problema vero, come sempre, risiede nella incapacita’ e incompetenza degli allenatori.
Un esempio per tutti, ho giocato per 22anni e non ho neanche mai provato a fare uno snatch o un clean&jerk. In questo senso quindi, per tornare allo spunto iniziale, credo fermamente che per il rugby sia molto piu’ indicato qualcosa in stile crossfit che strongman. Ovviamente poi bisognerebbe stravolgere un po’ di cose, perche’ il crossfit e’ tutta resistenza a scapito della tecnica e di conseguenza della potenza, velocita’, rapidita’. La corsa piu’ breve nel CF sono 400m, in una partita di rugby difficilmente si sprinta per piu’ di 40m.
Si come dicevo, il discorso e’ davvero lungo, ma se vi interessa lo scambio, potrei continuare per ore.

eroszag eroszag dice:

Mi sembra si faccia un poco di confusione tra potenza forza, capacità aerobiche e componenti lattacide.Non serve replicare le richieste energetiche della partita nel conditioning ogni volta, serve sviluppare le qualità assolute e poi applicarle.Da questo punto di vista, la moda del crossfit è quanto di peggio possa trovarsi..viene completamente tralasciata la componente della velocità in campo, della potenza , della f explosiva. ( rido quando vedo circuti di CF di 5 minuti per la “migliorare la forza esplosiva”..)
Gli esercizi strongman, possono essere utilmente applicati, anche qui con vari parametri di lavoro, per sviluppare vuoi la f explosiva, o la res alla forza, qualità utile per gli avanti…tuttavia senza lavorare x forza svariati minuti come purtroppo si fa nel CF spesso e volentieri..
Nel rugby nostrano purtroppo spesso e volentieri ci si affida al concetto ” tanta più fatica, meglio è”, con capacità di scatto compromesse, e conseguentemente partite difficilmente guardabili, con interminabili ruck dopo ruck.

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