Una mente forte per un corpo più forte: Lezioni da una palestra ricavata in un magazzino - Rawtraining
di Joe DeFranco
Joe DeFranco è su di giri.
“Sono euforico!” mi ha detto la scorsa settimana. “Non riesco mai a parlare di queste cose con nessuno! Questa è roba nella quale io sono veramente coinvolto da anni. È davvero uno dei segreti del successo della mia palestra. Se la gente si perde questo aspetto dell’allenamento, allora si perde una enorme tessera del puzzle. Sono euforico, devo parlarne a tutti!”.
Adesso sono io ad essere euforico. Ho fatto scattare l’interruttore del mio registratore digitale e il Coach DeFranco ha cominciato a parlare. –
Chris Shugart
perché fai ancora cag**e: la tessera mancante del puzzle
Li vedo ovunque io rivolga lo sguardo: allenatori e preparatori con tutte le certificazioni e i titoli al posto giusto che non riescono a far ottenere risultati ai loro clienti… o a loro stessi.
Fanno cag**e. E sanno di far cag**e. Ma non riescono a capire perché fanno cag**e.
Sono preparati: le conoscenze di base ci sono. Possono anche avere la palestra giusta con tutta l’attrezzatura hardcore. Cosa manca, dunque, a parte i risultati? Un pezzo importante del puzzle che non si impara a scuola. È qualcosa che si impara in trincea e sotto il bilanciere.
La componente ampiamente più trascurata dell’allenamento di successo è il cosiddetto mind game: l’aspetto psicologico collegato al raggiungimento di un risultato fisico.
Che tua sia un atleta professionista o un topo da palestra, gli aspetti mentali dell’allenamento sono cruciali. Il problema è che non è facile definirli. A differenza dei numeri nero su bianco dei programmi di allenamento o dei massimali, questa roba si colloca in una terra di mezzo che è difficile da definire.
Ma puoi cominciare ad afferrarla, puoi cominciare a raggiungere obiettivi in palestra che non avresti mai pensato di poter avvicinare.
Ecco cinque strategie psicologiche imparate nel corso dei miei anni da preparatore e che puoi usare per raggiungere i tuoi obiettivi in palestra.
1. Alza il volume. A manetta!
Alcuni preparatori molto rispettati non permettono di avere la musica nella loro palestra. Dicono di aver letto studi che dimostrano come questa distragga dall’allenamento. Bene, avevo anch’io l’abitudine di leggere parecchi studi, ma ora che sono abbastanza fortunato da avere una palestra sempre piena di un’ampia varietà di atleti, faccio i miei studi personali. Non devo ascoltare le “regole” di altri che con ogni probabilità non allenano nemmeno un quarto degli atleti che alleno io.
Posso dunque dirlo con il 100% di certezza: metti ad alto volume una musica che piace all’atleta e questi migliorerà energia, forza e umore. Lavorerà più duro. Punto.
Nella mia palestra il gruppo di atleti che si allena in una determinata fascia oraria, può scegliere la musica o portarsela da casa. Abbiamo avuto ogni genere musicale, dal rap alla tecno, fino al country. La musica è indiscutibilmente uno stimolo positivo nell’ambiente in cui ci si allena.
Mi è capitato di partecipare ad allenamenti con atleti durante i quali mi sembrava che mancasse qualcosa. Era semplicemente un mortorio e così ho detto: “Forza ragazzi, diamoci una scossa!”. Mi sono quindi reso conto di non aver acceso la musica!
Accendi lo stereo e l’umore cambia. Gente che supera i propri massimali. Mancano un’alzata, cambiano musica con qualcosa che preferiscono e migliorano il massimale. Qualunque sia il meccanismo, la nuova canzone li ha stimolati, li ha motivati o ha dato loro energia. L’ho visto accadere troppe volte per negarne i benefici. Non puoi dirmi che la musica non migliori l’allenamento. Andrò nella tomba sostenendo che lo fa.
Ora, se il mio stereo non dovesse funzionare cosa farei, manderei tutti a casa? No, naturalmente. Ma fare allenare i tuoi atleti in silenzio non ti rende un allenatore con le palle. perché non dovresti consentire loro di fare qualcosa che li fa sentire meglio, avere più energia e migliorare la performance?
La musica gioca un ruolo importante nella mia palestra. Ed è alta tutto il giorno.
2. Diventa psicologicamente forte… O vattene dalla mia palestra
Alcune persone sono così e basta. Nascono psicologicamente forti. Ma io penso che si possa prendere una persona più “morbida” e renderla psicologicamente più dura con l’allenamento corretto e l’ambiente giusto.
Io definisco la forza mentale come “una dote psicologica che rende un atleta in grado di rimanere concentrato e sicuro di sé anche sotto pressione in modo da esprimere una prestazione al massimo delle proprie capacità“.
La forza mentale (la resilienza) è qualcosa che si manifesta quando le situazioni sono difficili e le cose non vanno per il verso giusto. Si vede se un atleta è psicologicamente forte nei momenti di fatica. Resta sul pezzo e non si innervosisce.
Puoi allenare questo aspetto in un ragazzo sviluppando determinate caratteristiche. Io comincio quel processo con l’atmosfera della mia palestra. Chi non è psicologicamente forte, all’inizio sarà probabilmente intimidito.
Io ho un magazzino al coperto dotato di pista ed di un’area per spingere il prowler, ma noi andiamo ugualmente all’aperto tutto l’anno ad allenarci nel parcheggio, estate ed inverno. Vuoi rendere un ragazzo mentalmente forte? Non trattarlo come un neonato. E se non torna? Beh, probabilmente non aveva le caratteristiche per essere “indurito”. Non aveva la stoffa.
L’ambiente in cui ci si allena gioca un ruolo determinante. Un ragazzino entra nella mia palestra dove ci sono un sacco di ragazzoni grossi e forti e c’è la musica a palla, quindi lo faccio uscire all’aperto con il brutto tempo. Ma se quel ragazzino torna, un anno dopo l’altro, alla fine diventerà immune al caldo ed al freddo, la musica alta non gli darà fastidio e non sarà irritato dalla presenza dei ragazzi grossi e forti. Sarà indurito dalla battaglia.
Quando farà il suo sport, non saranno rimaste molte cose che gli potranno dare fastidio. Avrà avuto a che fare con i grossi, si sarà allenato con loro, avrà già gareggiato in un caldo brutale e con un freddo polare. Trovarsi davanti queste cose mentre si dedica al suo sport sarà, per lui, semplicemente un giorno come gli altri.
La nostra atmosfera ha gettato le fondamenta per la forza mentale.
3. Incoraggia lo Zen della Zona
Sei “in zona” quando ti alleni?
La zona è uno stato di consapevolezza nel quale le abilità dell’atleta si combinano perfettamente con i requisiti di performance del suo specifico sport. È quasi un’esperienza extracorporea, e sembra priva di sforzo.
In molti credono che questa zona perfetta sia in relazione alla secrezione di determinate endorfine nel cervello, quali l’epinefrina, la norepinefrina e la dopamina. Essere in zona è come uno stato euforico naturale.
È possibile girare l’interruttore ed entrare in zona a proprio piacimento? Probabilmente no. Ma so per certo che la preparazione incrementerà le tue probabilità di entrare in quella particolare condizione ideale di performance. Quando fai le cose in modo intelligente e ti alleni duramente, quando la tua preparazione è buona e ti ci dedichi in modo religioso per un lungo periodo di tempo, allora inviti la zona ad apparire.
Dedicati al tuo mestiere e la zona ti troverà.
4. Credi nel Programma
Penso che il modo in cui alleno i miei atleti sia il migliore possibile, sulla base delle conoscenze attuali sul miglioramento delle prestazioni umane. Ma la cosa importante è che l’atleta ci creda.
Non importa quanto duramente tu lo faccia lavorare, ma un atleta non raggiungerà mai il suo pieno potenziale se lui non crede in quello che fai. Non deve conoscere tutta la scienza che ci sta dietro, ma deve credere che quello che sta facendo gli darà quello che gli serve.
Questo è il motivo per il quale “decoro” la palestra proprio in quel modo. Ho le maglie All-Pro dei ragazzi della NFL e le loro foto mentre si allenano nella mia palestra.
Se sei un ragazzo delle superiori, entri in palestra e vedi la maglia di Miles Austin e una sua foto autografata con scritto “A Joe, grazie per avermi trasformato in un fenomeno!”, allora crederai che questo genere di allenamento potrà avere lo stesso effetto anche su di te.
Crederai nel mio programma ancora di più; e ascolterai quello che ho da dire. Puoi letteralmente vedere qualcuno lavorare più duramente non appena crederà davvero in ciò che fa.
5. Diventa Bi-Polare
“Joe, cambi così tanto da un’ora con l’altra”, mi ha detto la mia ragazza, che lavora con me in palestra.
Ha ragione, io lo chiamo coaching bi-polare. Il mio stile cambia in funzione di chi sto allenando. Ho alcuni giocatori di football del college che rendono meglio se li insulto e do loro delle fighette. Riesco a fargli fare qualunque cosa in quel modo.
Ma quell’atteggiamento non funzionerebbe con una ragazzina di 15 anni che si presenta in palestra per la prima volta tutta spaventata. Non la insulterei di sicuro; non tornerebbe mai più. Lei avrà, invece, il Joe D. più gentile e a modo.
Le donne hanno spesso bisogno di spiegazioni e rassicurazione. Devono avere la certezza che non le faremo diventare “grosse”. Dobbiamo, invece, renderle più forti e meno soggette ad infortuni. Una volta che saranno a loro agio con l’ambiente, allora potrai cominciare a spingerle oltre, a volte anche più degli uomini.
Il punto è che le prime impressioni contano. Il buon allenatore deve trattare ciascuno in modo leggermente differente. Devi essere in grado di leggere l’atleta. Non è solo una questione di X o Y nell’allenamento, di metodo scientifico del programma. Si tratta di essere in grado di guardare un atleta ed intuire il suo comportamento e la sua personalità. Aggiusta il tuo approccio in base a questi aspetti e ricaverai da quell’atleta il massimo possibile.
perché la mia palestra ha così successo? perché combina programmi di allenamento e progressioni con una base scientifica solida ad un’atmosfera incredibile ed alla capacità di provvedere alle esigenze psicologiche di ciascun singolo atleta. Ciò è il coaching bi-polare: intuire cosa farà scattare la molla in quel ragazzo e utilizzarlo a tuo vantaggio.
Io non sono la persona più intelligente al mondo o il più preparato in questo campo. Ma ciò che mette i risultati della mia palestra al di sopra di altri che potrebbero essere più in gamba di me, è la mia abilità nel trarre il massimo dai miei atleti sapendo quando devo fare il duro e quando invece è meglio andarci piano.
Devi sapere quando spiegare la base scientifica che sta dietro a quello che stai facendo nell’allenamento e quando invece devi solo far eseguire gli esercizi e parlare al ragazzo come faresti con un bambino di seconda elementare. Alcune persone non sono interessate alla scienza: vogliono solo i risultati. Altri, invece, vogliono conoscere tutte le sfaccettature.
Alcuni pensano che gli atleti professionisti adorino allenarsi con i pesi. I professionisti vengono pagati milioni di dollari per praticare il loro sport e, naturalmente, sono molto abili nel farlo. Allenarsi con i pesi, correre o fare stretching sono semplicemente parte del loro lavoro. Per alcuni di loro è una parte del loro lavoro che non necessariamente gli piace.
Il fisico dei giocatori di football professionisti è massacrato. Si allenano da quando avevano dodici anni. Quando arrivano all’età di 30 anni, andare in palestra non è più un divertimento. Questi ragazzi non hanno bisogno di conoscere la scienza che sta dietro al loro programma. Confidano nel fatto che abbia fatto io tutte le ricerche. Non vogliono venire qui ed incasinarsi con tutte le spiegazioni. Tu digli perché lo stanno facendo – per recuperare da un infortunio, per essere più veloci o più forti – e loro lo faranno e basta.
Alcuni allenatori cercano di fare i duri in continuazione. Cercano di massacrare gli atleti e di farli vomitare. Poi ci sono quelli molto istruiti che cercano di inculcare il loro sapere negli atleti, ma a questi ultimi non potrebbe interessare di meno.
Quel genere di coach annoia l’atleta che vuole solo allenarsi ed andarsene. Se sei un coach versatile e bi-polare, imparerai quali atleti desiderano quel genere di atteggiamento e quali no, adattandoti di conseguenza.
Se non sei capace di leggere gli atleti, i tuoi risultati con loro non saranno quelli che dovrebbero essere.
Allena te stesso
Come puoi far funzionare per te queste strategie mentali? Semplice:
- Trova della musica che ti motivi. Alza il volume a manetta.
- Non adottare un programma di allenamento in cui non credi o lo farai alla c***o, anche se è un buon programma. Trova un programma che ti prende e ci metterai tutta l’energia necessaria per ottenere i risultati.
- Prepara il terreno per “entrare in zona”. Lo farai attraverso la pratica e la preparazione per il tuo sport, sia che si tratti di football, di powerlifting o bodybuilding.
- La resilienza nasce dall’aver fronteggiato situazioni o ambienti difficili ed averli superati. Non trattare te stesso come un bambino. Non coccolarti. Smetti di fare la prima donna.
- Renditi conto che ciò che ti ha motivato durante l’allenamento di ieri non avrà lo stesso effetto per ottimizzare il tuo stato mentale di oggi. Sii bi-polare. Sii versatile. Fai scattare l’interruttore e adattati. Fai ciò che funziona quel giorno in particolare.
In sintesi
Per alcuni atleti questi aspetti mentali sono importanti quanto un solido programma di allenamento. Per altri sono ancora più importanti, perché non è possibile avere un allenamento efficace o una performance ottimale sul campo se non ci sei con la testa.
Realizza ciò e riuscirai a fare qualsiasi cosa.
Questo articolo in origine è apparso su T-Nation.
jdefranco
Joe DeFranco è oggi uno dei migliori preparatori ed allenatori che operi negli USA. Ha allenato ed allena una schiera impressionante di atleti professionisti e non, ed ha conseguito risultati davvero eccezionali, specie per quanto riguarda la preparazione di atleti di football americano. È l'autore del libro "40 yard dash" e della serie di dvd "Super Strength" e del dvd "Mastering the combine football tests". Come si definisce egli stesso, Joe "è uno scienziato della palestra, il suo laboratorio è la sala pesi, e i suoi topi da laboratorio sono i suoi atleti". Puoi contattare direttamente Joe e farti un'idea più precisa di chi sia veramente questo personaggio visitando il suo sito.