Problem Solving: Allenamento in Prospettiva - Rawtraining
di Boris Tripodi
Allenare le Abilità per ottenere i Risultati
Una cosa che ci caratterizza, come sportivi, è la necessità di risolvere problemi di natura motoria.
Tutti gli allenamenti o tutto quello che noi facciamo nello sport, passa dal “problem solving”, ovvero la capacità di trovare soluzione a problemi, nel nostro caso rappresentati dai gesti motori, sportivi, dalle situazioni di gioco etc.

Chiunque di noi si trovasse, in un tempo zero, ad imparare una gestualità o un esercizio, per esempio lo squat, una tecnica del karate o a realizzare un buon tempo sui 100 metri, lo farebbe con gli strumenti che ha in quel momento, basandosi su esperienze pregresse e contestuali.
Se però non fosse in possesso dei prerequisiti necessari, andrebbe incontro ad un risultato parziale, privo di tutti i contenuti richiesti dell’attività specifica.
Così facendo si potrebbe correre il rischio di generare degli adattamenti (o compensi), necessari per portare al raggiungimento del risultato. Questo succede perché, in quel momento, abbiamo determinate capacità e ci troviamo ad operare in specifiche condizioni, che ci impongono di risolvere i problemi che si frappongono tra noi e l’obiettivo.
Lo scopo dell’allenamento dovrebbe essere quello di creare le condizioni necessarie a svolgere l’esercizio. Questo può apparire come un ragionamento banale, che teoricamente tutti siamo in grado di fare basandoci sul buon senso.
Purtroppo, però, ciò non accade sempre.
Capita spesso che si approccino esercizi come gli HSPU precocemente: un atleta con un discreto livello di coordinazione motoria, ma un’ sufficiente muscolatura nel tratto cervicale, o il cui trapezio e la schiena non sono abbastanza forti, potrà comunque completare la prova, ma correrà il rischio di andare incontro ad infortuni nel medio-lungo periodo, limitando il prosieguo della preparazione.
Di conseguenza, nell’allenamento, noi dovremmo stare sempre molto attenti a valutare i nostri prerequisiti in funzione di quello che vogliamo ottenere o di ciò che stiamo facendo. Quindi, piuttosto che allenare gli esercizi (movimento completo) dovremmo allenare le abilità peculiari dell’esercizio che vogliamo ottenere.
Sebbene non creda che esista la prevenzione, e volendo però provare a ridurre il rischio di infortuni nel medio lungo periodo (ovvero quelli di tipo cronico, perché l’accidente può verificarsi in qualsiasi momento), è bene cominciare con l’allenare le progressioni semplici, piuttosto che le skills di riferimento. Può capitare che un atleta abbia la forza e le capacità motorie per eseguire un movimento dopo pochi tentativi, ma ciò non significa che, ad esempio, le sue strutture osteo-tendinee siano in grado di eseguirlo, senza il rischio di un qualche danno.
Questo tipo di logica deve essere estesa, perché non si riferisce esclusivamente alla prevenzione degli infortuni. Si tratta di una visione di prospettiva per tutto ciò che deve essere affrontato, sia essa la prestazione pura, il gesto tecnico o l’abilità motoria. Dunque avere “solide fondamenta”, e lavorare sulle basi per poi puntare ai propri obiettivi, è sempre il percorso migliore.
L’invito è dunque quello di creare il momento opportuno per “fare la prestazione”. Nel professionismo è sempre così: tutti gli atleti professionisti preparano la gara per mesi o addirittura per anni. Nella ginnastica artistica, per esempio, si allenano costantemente gli elementi di base che vengono messi insieme, e viene poi creato o modificato l’esercizio, ma tutto ciò avviene in un arco temporale nell’ordine degli anni.
Cosa vuol dire affrontare il problem solving in prospettiva?
Nella quotidianità dovremmo ragionare sempre in questi termini. Come già accennato, il problem solving può essere affrontato in prospettiva oppure in modo estemporaneo/contestuale. Nel secondo caso, però, spesso il tutto si traduce nel mettere una toppa qua e là, fino a quando non è più possibile farlo. È sicuramente una strada percorribile, per esempio, nell’ambito di una gara, dove la risoluzione di un problema contingente ci consente di “portare a casa il risultato”.
Ragionando in prospettiva, invece, non si mettono delle toppe, ma si creano delle opportunità che consentono di aprire nuove strade attraverso l’allenamento.
Bisogna analizzare come poter risolvere il problema da tutti i punti di vista, o meglio da tutte le prospettive che si è in grado di valutare. Prendiamo l’esempio di un atleta che deve eseguire uno snatch: prima di affrontare il movimento è necessario verificare il livello di forza, mobilità, elasticità e, a seguire, creare dei prerequisiti in quel senso.
Il lavoro su mobilità, forza, elasticità, timing, etc. verrà impostato con esercizi specifici per creare quegli adattamenti necessari ad effettuare il movimento in modo efficiente e sicuro.
È dunque necessario “creare competenza”… La scelta di contingenza può portare a risultati immediati, ma con progressioni lente e più probabili infortuni. Senza sufficienti competenze tecniche necessarie a capire quali siano i problemi da risolvere e come risolverli, è estremamente facile commettere errori.
Anche per questo si deve fare tesoro di tutte le esperienze di “problem solving” raccolte, per valutare al meglio ogni nuova “sfida”.

boris79
Boris Tripodi, RawTraining Strength Master Coach. Laureato in scienze motorie, master universitario in traumatologia da sport e rieducazione funzionale presso il suism di Torino. Osteopata certificato presso l'istituto TCIO di Milano.
Volteggi e superamento degli ostacoli. 11 Gennaio 2021
