Cosa ho imparato sui tassi di infortunio osservando 1.900 powerlifter - Rawtraining
di Andrew Patton
Lo scorso anno ho diffuso un questionario, giusto per avere una panoramica sullo stato del powerlifting. Avevo intenzione di pubblicare il risultato un sacco di tempo fa, ma non l’ho ancora fatto. Fortunatamente il mio amico Andrew Patton ha approfondito i dati – nello specifico i dati sugli infortuni (Andrew fa parte di Cartolytics, un gruppo di consulenza sull’analisi di dati scientifici e spaziali; se hai bisogno di aiuto per analizzare dei dati dovresti assolutamente metterti in contatto con lui).
Questo articolo è un’analisi trasversale dei dati sugli infortuni che abbiamo raccolto. Sfortunatamente con ogni probabilità il risultato non sarebbe pubblicabile in un articolo scientifico perché non sono stato sufficientemente specifico nel formulare le domande (non sono un epidemiologo; vivi e impara, suppongo). Però, questo articolo dovrebbe comunque essere interessante ed utile e darci un punto di partenza per un’analisi più rigorosa. Andrew ed io stiamo al momento collaborando in uno studio più completo sui potenziali rischi di infortunio nel powerlifting. Vi terremo informati sui risultati quando saremo in grado di farlo.
Primo, contestualizziamo un po’ questi dati.
Ho chiesto agli atleti se avessero mai subito un infortunio acuto durante l’allenamento. In caso affermativo ho domandato che tipo di infortunio avessero subito. La forza di questo approccio è che consente di ottenere dati su tipologie di infortuni meno comuni (per esempio, se segui 100 persone per un anno potresti non vedere mai un infortunio al collo o al tricipite). Le controindicazioni sono che gli atleti potrebbero non ricordare vecchi infortuni (problema che si riscontra in generale in qualsiasi analisi retrospettiva), la frequenza di ciascun infortunio potrebbe essere trascurata (per esempio se un atleta ha subito un infortunio acuto al pettorale e 3 nella zona sacro-iliaca, sappiamo che si è infortunato sia al pettorale che nella zona sacro-iliaca, ma registriamo solamente una persona con un infortunio alla zona sacro-iliaca contro 3 infortuni totali alla zona sacro-iliaca), e non possiamo quantificare il tasso di infortuni per 1.000 ore di allenamento per confrontarlo con altri sport (sappiamo quale percentuale di questi atleti si è infortunata, ma non la frequenza degli infortuni).
Ecco una panoramica generale dell’analisi corrente:
- Gli uomini hanno molte più possibilità di aver subito un infortunio acuto rispetto alle donne; più o meno 2/3 degli uomini avevano subito almeno un infortunio acuto nella loro carriera di allenamento, contro solo metà delle donne. Ciò rimane vero anche se teniamo in considerazione anzianità di allenamento e successo agonistico.
- Non sorprende constatare che gli atleti che si allenavano da più tempo avevano più possibilità di aver subito un infortunio acuto rispetto ai principianti.
- Gli atleti che avevano subito almeno un infortunio acuto erano relativamente più forti (questo parametro è stato valutato attraverso la allometric scaling), avevano gareggiato più di frequente ed avevano avuto infortuni cronici con maggior frequenza rispetto agli atleti che non avevano mai subito un infortunio acuto. Tutti questi fattori erano anche associati (non sorprendentemente) al tempo passato in allenamento, ma erano comunque predittivi indipendentemente dal fatto di aver subito un infortunio acuto, a significare che gli atleti più forti e quelli che avevano gareggiato più di frequente avevano subito infortuni con più probabilità indipendentemente dall’anzianità di allenamento.
La scoperta più sorprendente di questa analisi è che nessuna variabile dell’allenamento è in grado di dare indicazioni significative sul rischio di infortunio, compresi il volume di allenamento settimanale, la frequenza con la quale viene eseguita una particolare alzata o la proporzione di allenamento con carichi superiore al 85% del 1RM.
Se ti interessano i risultati completi, lascerò che Andrew prosegua da qui.
Abstract
Contesto: Alterazioni dello stile e della metodologia di allenamento in base al livello di abilità e al sesso possono cambiare il rischio di infortunio acuto per i powerlifter agonisti raw.
Obiettivo: Determinare i fattori di rischio di infortunio acuto relativi all’allenamento nei powerlifter agonisti raw.
Progettazione, preparazione e soggetti: Analisi incrociata di 1.543 risposte ad un’inchiesta online rivolta ad atleti della forza agonisti eseguita su Facebook e Reddit. L’inchiesta è stata effettuata tra il 10 ed il 15 aprile 2016. La definizione di infortunio acuto è stata determinata dalla risposta affermativa alla seguente domanda: “Hai mai subito un infortunio acuto (infortunio/dolore improvviso) risultante dall’allenamento?”.
Dato principale misurato: Probabilità di incorrere in un infortunio acuto come conseguenza dell’allenamento nel powerlifting, tenendo in considerazione anzianità di allenamento, sesso e carico assoluto.
Risultati: Il 63,9% dei partecipanti ha riportato di aver subito un infortunio acuto collegato al powerlifting durante la carriera agonistica. Il 66,9% degli uomini ha subito un infortunio contro il 49,2% delle donne (p < 0,01). Fattori di rischio diversi associati alla maggiore probabilità di un infortunio acuto comprendono la maggiore anzianità di allenamento (p < 0,05), la presenza di un infortunio cronico (p < 0,01), un aumento nella frequenza delle competizioni (p < 0,05) e un maggior livello di abilità nelle alzate (p < 0,05). Il fattore di rischio associato negativamente alla probabilità di subire un infortunio acuto è quello di essere di sesso femminile. Nessuna differenza significativa è stata trovata per le variabili associate allo stile o alla metodologia di allenamento. Conclusioni: Sebbene la natura trasversale dei dati escluda la possibilità di analizzare in modo temporale visibilità e risultati, è in qualche modo sorprendente che nessuna metodologia di allenamento sia associata alla probabilità di incorrere in un infortunio. Tutti gli altri fattori predittivi sono generalmente associati alla durata dell’allenamento e al carico sollevato. La causa di una diminuzione significativa della probabilità di incorrere in un infortunio acuto nelle donne non è stata determinata e sono necessari ulteriori approfondimenti, sebbene alcune possibili spiegazioni includono una naturale maggior ampiezza nell’arco di movimento e una migliore capacità decisionale.
Contesto
C’è una massa consistente di letteratura sulla percentuale di infortuni (infortuni/ore di pratica) nell’atletica a livello professionistico e ricreativo. Però, si tratta generalmente di “mazza e pallina” o di sport olimpici. I rari studi che hanno esaminato gli sport della forza hanno riscontrato tassi di infortunio paragonabili a quelli degli sport di squadra. Ma con l’esplosione della popolarità dell’allenamento della forza a livello ricreativo negli ultimi anni negli USA, è necessario definire le potenziali cause di infortunio acuto. Questa analisi è di gran lunga più facile negli sport della forza e in particolare nel powerlifting, dove l’allenamento è completamente definito con quantità precise di serie, ripetizioni e carico. Ci sono prove aneddotiche che volume e/o intensità estrema possano produrre infortuni, ma esistono pochi dati certi. Questo studio cercherà di definire specifiche variabili demografiche e di allenamento plausibilmente correlate al rischio di infortunio acuto nel pwerlifting.
Metodi
All’inizio di Aprile 2016, sono state raccolte risposte ad un sondaggio su Facebook e Reddit. Sono state raccolte in totale circa 1.900 risposte. Le domande riguardavano un’ampia serie di aspetti demografici standard ed anche una varietà di fattori legati ad allenamento, infortuni e stile di vita. Il risultato, l’infortunio acuto, veniva valutato da risposte dicotomiche del tipo “Hai mai subito un infortunio acuto (improvviso infortunio/dolore) come diretta conseguenza del tuo allenamento?”. Gli intervistati venivano esclusi dalla popolazione dello studio se non avevano riportato l’eventualità di un infortunio, l’età, il sesso, il peso corporeo o il totale delle tre alzate. Sono stati esclusi anche gli atleti che hanno fatto uso di steroidi/sostanze dopanti in qualsiasi momento della loro carriera o quelli che avevano registrato solo i totali non-raw. In seguito all’applicazione di questi criteri, nello studio sono state analizzate 1.543 risposte.
Data la natura dicotomica dell’esito, è stata usata una regressione logistica per modellare la relazione tra i fattori predittivi e la probabilità di infortunio acuto. Alcuni parametri compreso il sesso, il livello di forza, la quantità di allenamento oltre il 85% del 1RM, il volume settimanale e la frequenza settimanale di allenamento sono stati scelti a priori, in base a prove biologiche ed esperienza sul campo. I livelli di forza sono stati categorizzati attraverso l’Adjusted Strength Score (ASS) e standardizzati sui risultati dei campionati nazionali raw del 2016, in modo da sviluppare una classifica che rendesse confrontabili i due sessi. Per esempio, uomini e donne con un punteggio ASS nella stessa fascia percentuale (nel confronto tra i due sessi) venivano messi nella stessa categoria di forza. Le caratteristiche complete della popolazione dello studio sono presentate nella tabella 1.
Tabella 1: Caratteristiche della popolazione dello Studio
Dopo un’analisi invariante, è stato riscontrato che l’anzianità di allenamento, la categoria di forza, la frequenza delle competizioni, gli infortuni cronici, il volume e la frequenza di allenamento settimanale sono correlati in modo significativo (p < 0,05), mentre la quantità di allenamento pesante oltre il 85% 1RM non ha un impatto significativo. Nel corso dell'analisi invariante, è stato creato un termine spline per l'anzianità di allenamento di oltre due anni. Con il modello completo, è stata eseguita una regressione a step in avanti e indietro, con i medesimi risultati. La bontà di adattamento è stata verificata con il test chi quadrato di Pearson o Test della bontà dell'adattamento (p > 0,05) ed è stato trovato che è significativo con un fattore di inflazione della varianza media di 1,08. Le percentuali di probabilità risultanti dalle regressioni sono presentate nella tabella 2.
Tabella 2: Risultati della regressione
Risultati
I risultati delle regressioni indicano che essere di sesso femminile è associato in modo negativo alla presenza di infortuni acuti, sebbene sia stato rilevato che un aumento dell’anzianità di allenamento e delle frequenza delle competizioni, l’aumento delle abilità della forza e la presenza di infortuni cronici siano in relazione positiva con l’occorrenza di infortuni acuti. Né il volume, la frequenza o la percentuale degli allenamenti oltre l’85% del 1RM erano presenti nel modello finale. Confrontando i residui standardizzati di Pearson con la probabilità di incorrere in infortuni acuti, le eccezioni maschili avevano una tendenza negativa e quelle femminili positiva. I residui sono riportati nella figura 1.
Figura 1: Residui standardizzati di Pearson per probabilità di infortunio acuto e sesso
Discussione
Sebbene sia interessante e vada contro quanto ci si aspetterebbe, non bisogna forzare l’interpretazione dei risultati di questa analisi. Il fattore temporale è un aspetto decisivo. La parte visibile di questa situazione, il protocollo di allenamento, probabilmente viene adattato temporaneamente o permanentemente in seguito ad un infortunio acuto e il modo in cui è stata posta la domanda non ha colto questa sfumatura. Inoltre, i partecipanti hanno fornito risposte piuttosto ampie alla loro definizione di infortunio acuto, a partire da un semplice stiramento per arrivare alla recisione di legamenti o a lesioni ortopediche. Nonostante ciò, il primo risultato di interesse derivato da questa analisi è stato il significativo differenziale di predizione della probabilità di un infortunio acuto per sesso in tutte le fasce di anzianità di allenamento, come si può vedere nella figura 2.
Figura 2: Probabilità prevista di infortunio acuto per anzianità di allenamento e sesso
Sembra che, entro certi limiti, subire un infortunio acuto sia solo una questione di tempo, poiché 10 anni di allenamento creano più ripetizioni individuali e la possibilità di un infortunio casuale o fortuito. Con quel gradiente, però, le differenze sostanziali di probabilità basate sul sesso sono immediatamente evidenti. Si ipotizza che questa differenza sia dovuta ad uno di tre fattori. Primo, le donne tendono ad avere maggior mobilità e range di movimento, cosa che potrebbe proteggere muscoli e articolazioni dagli infortuni associati a schemi motori compromessi nello svolgimento degli esercizi. Secondariamente, le donne utilizzano carchi inferiori, che risultano in un inferiore carico assoluto sul sistema. Infine, le donne tendono a prendere un numero inferiore di decisioni eccezionalmente cattive, in merito alla scelta dei pesi in allenamento. Però, sono necessarie ulteriori ricerche per convalidare queste ipotesi.
Studio sugli infortuni acuti parte 2
In un tentativo di creare un’analisi più robusta e dettagliata, è in corso un secondo studio. È uno studio in prospettiva, che richiede ai partecipanti di compilare un breve rapporto tutti i mesi per un anno sulla situazione dei propri infortuni e dello stile di vita.
Vi terremo aggiornati sui risultati quando ne saremo in grado, dovremmo avere i risultati completi entro Ottobre 2018.
L’articolo originale è stato pubblicato su www.strongerbyscience.com.
