Like a Rolling Stone: Atlas Stone, un movimento da non perdere! - Rawtraining
di Ado Gruzza
Analisi tecnica del sollevamento della pietra
Ricordo ancora diversi anni fa un colloquio con l’amico Paolo Campli, che oltre che essere un eccellente studente (così mi dicono) di fisica teorica alla normale di Pisa è un appassionato e grande competente di powerlifting. Si parlava di gare strongman, e io da vero purista le criticavo un po’, forse un bel po’. Lui mi disse: “ok però le atlas stone sono un evento davvero valido”. Non so se ebbi la voglia di dar lui ragione sul momento, di sicuro, riconosco ora che la cosa è, beh, semplicemente vera.
Ritengo le atlas l’unico esercizio praticamente paragonabile al bilanciere per possibilità applicative sulla forza massimale.
Proviamo a sdoganare le Atlas, cercando di capire cosa c’è di buono, cosa tu, rawer o appassionato di pesi in genere puoi “prendere” da questo esercizio intuitivamente brutale senza fare delle brutalità, nel senso di schifezze, mentre ti alleni.
Le Atlas sono davvero un esercizio brutale?
Innanzi tutto: siamo sicuri sia davvero brutale? Savikas che solleva 200 kg di Atlas è una visione brutale, te lo concedo. Però hai mai provato a sollevare una stone?
Qual’è il primo problema che incontri?
Paradossalmente collega, incontreresti per sommi capi lo stesso identico problema che se ti chiedessi di fare uno strappo olimpico. Come vedi le alzate olimpiche tornano sempre:
in entrambi i casi, la prima volta non saresti in grado di combinare niente, perché non saresti in grado nemmeno di mettere in tiro, in gancio, i tuoi muscoli per esercitare la tua forza potenziale, alta o bassa che sia.
Se ti piazzo davanti a un bilanciere caricato con 80 o 90 kg, anche se non hai mai fatto stacco in vita tua, una qualche maniera più o meno efficace per applicare forza dai muscoli al bilanciere la troveresti senz’altro. Nella stragrande maggioranza dei casi, solleveresti il bilanciere imprimendo all’oggetto pure una buona dinamicità. Sicuramente con un reclutamento non ottimale, specie se sei un neofita, ma il compitino lo porterebbero a casa tutti.
Ecco, dopo questo sforzo da due monete, ti metto davanti una Atlas di 80 o 90 kg, stesso peso.
Tutti, o quasi, quelli che hanno brillato con lo stacco da terra, adesso si troveranno accovacciati a terra, immobili, con l’incapacità quasi totale non dico di sollevare la stone, questo ci sta, ma con la sensazione di non riuscire nemmeno ad usare la propria forza.
Se hai provato a tirare su un oggetto del genere, questo è il feeling che hai avuto, senza se e senza ma.
Se sono così brutali, come mai chi ha forza incontrollata, naturale, non muove nemmeno da terra pesi relativamente leggeri?
Semplicemente perché forse ci ho preso: l’Atlas stone non è un esercizio brutale!
Fatto da atleti brutalmente forti ad alti livelli, che richiede livelli brutali di forza, non però un esercizio brutale. La difficoltà di reclutamento è a mio modo di vedere pari a quella di un tecnicissimo stacco sumo, maggiore di quella di uno stacco classico tradizionale.
Se il sollevamento delle stone fosse alle olimpiadi, avremmo atleti estremamente diversi da quelli che le sollevano attualmente, con tecniche molto più raffinate e ci scommetto, i carichi massimi sollevati dai top di oggi sarebbero raggiunti anche dalle categorie di peso minori. Immaginatevi se lo slancio non fosse alle olimpiadi: Avremmo avuto qualche fenomeno che gira e spinge 200 kg, poco più poco meno. Senza però quello studio decennale e forsennato sulla tecnica e sulle traiettorie non avremmo certo una decina di uomini al mondo che hanno slanciato oltre 255 kg come è oggi.
Chi è favorito con ‘ste robe? Non ci piove, tutte le persone “dotate” di una buona capacità di reclutamento. I forti naturali, come e più di tutto, insomma. In pratica l’Atlas è segna uno spartiacque tra chi è portato per essere forte e chi no. Fine della storia? No ovviamente.
Io ho fatto in diverse occasioni sollevamenti di questo tipo. La sensazione che ne ho, io che non sono certo un forte naturale, anzi all’opposto, è stata quella di dover concentrarmi tantissimo sull’incastro in basso. Secondi pieni accovacciato cercando disperatamente di dire ai miei muscoli: ragazzi tocca a voi. Mi succede solo con l’STT. Anzi ho avuto proprio la sensazione che stone e STT siano da molti punti di vista la stessa cosa, lo stesso esercizio. Con questa ricerca maniacale di concentrazione, ho fatto meglio di gente più forte di me.
Mi raccontano pure che il nostro Strength Master Coach Andrea Biasci abbia brillato con Atlas che metterebbero al tappeto parecchi forzutissimi nostrani. Leve e struttura a parte, non mi stupisce data l’abitudine a grandissimi volumi, mostruosi volumi, con carichi importanti. Perché le Gyrye da 32 sono un carico importante, e c’è una grande abitudine alla ricerca della qualità e al lavoro propriocettivo.
Spingere o tirare
Intanto: spingere o tirare? Mi sapresti rispondere?
Quasi tutti non sanno cosa fare, un po’ spingono un po’ tirano, i glutei non si connettono, i femorali manco a sperarci, tirano solo le braccia e la schiena. Risultato, nada!
La prima cosa che ti è richiesta, è una connessione parte alta parte bassa. Già qua notiamo come il bodybuilding non sia propriamente il massimo come propedeutico per queste robe. Apparentemente lo sforzo cade tutto tremendamente sulla schiena, visto e considerato che questa è in una posizione per forza di cose curva.
Dato che nel sollevare pesi quello che appare non è quasi mai quello che è, la chiave del tutto è riuscire a bloccare la schiena e ricevere più spinta possibile dalle gambe. Ti ricorda qualcosa?
In più le braccia devono restare molto più connesse rispetto ad uno stacco da terra, perché un altro sforzo, anche se a livello neuromotorio molto più semplice, che dovrai fare, sarà quello di stringere l’oggetto a te.
Bicipiti, pettorali, spalle fortemente coinvolte non solo come stabilizzatori ma stavolta come parte attiva della giocata.
Chi ha fatto squat profondo, dicevo, ha il grosso vantaggio di saper spingere anche con angoli così difficili. Chi ha fatto il famoso mezzo squat funzionale “perché tanto devo saltare” in questi esercizi mostra tutta la fallacità della scelta, a mio parere, antiquata e fideistica.
Oltre allo squat, noto come la difficoltà estrema stia nel riuscire a tenere l’oggetto in baricentro, farlo diventare un tutt’uno con il nostro corpo.
Rivediamo per l’ennesima volta i video di Maxim Barkhatov, che essendo il mio powerlifter preferito uso spesso come metro di paragone:
La capacità è quella di far diventare il bilanciere un tutt’uno con se stesso, questo è il gioiello di questo atleta. Guardate come si sforza di tenere la “palla” addosso a se:
Andiamo a vedere le Atlas:
Ho dato un occhio e Savikas è di gran lunga quello che usa meglio il corpo nel sollevarle. Ci sono un sacco di video di Atlas sollevate “di steroidi”. Passami il qualunquismo, ma nel circuito strongman ci sono tanti che fanno le cose senza nessuna qualità e basterebbe una vago test Wada per azzerare i risultati di molti. Savikas no, il lituano è bravo, fortissimo. E bravo. La qualità del video è pessima ma si vede benissimo quello che conta: lui cerca una certa verticalità nel sollevare il peso.
Certo tu non sei Savikas, e neanche Barkhatov, che a mio parere è un atleta decisamente superiore al primo, e proprio per questo devi riuscire ad imparare a sollevare come e meglio di loro.
Per essere sollevata, l’Atlas stone esige esattamente le stesse cose che esige lo stacco da terra tecnico:
- imparare a tenere un oggetto pesante in baricentro col nostro corpo. Fondamentale!
- imparare a modulare il rapporto spinta-trazione
- usare l’addome.
Ebbene sì, ti serve un’Atlas stone in palestra
Penso che le Atlas siano un aggeggio che potrebbero fare parte del tuo arsenale allenante. Già da oggi. Ad esempio, in preparazione degli ultimi Campionati Italiani Assoluti, che poi ha vinto, Francesco Pelizza ha usato per un ciclo il ‘Soul sucker’ una volta a settimana.
Questo è il soul sucker, praticamente un asta corta in cui infilare i bumper. Questo è Visnitsky, un powerlifter di grande livello. Tra i suoi video potete trovare prove di slancio a 180, stacchi da terra a 390 con un fisico assolutamente longilineo e super atletico. Vedete benissimo, malgrado la qualità neurale dell’ucraino sia a dir poco sopra la media come all’inizio fatichi a trovare un incastro qualitativo per completare l’alzata.
Il Soul Sucker è un aggeggio che permette di infilare i pesi gommati creando una simil Atlas fatta di bumpers, come dicevo ed ha insito il grande, grandissimo, smisurato vantaggio di poter caricare il peso desiderato.
Da me è arrivato grazie a Giancarlo Tagliabue, Silent per chi frequenta questo sito, una volta che venne a trovarci in palestra. A mio parere un Soul sucker vale più del 90% degli aggeggi allenanti proposti per chi lavora sulla forza.
La differenza tra questa e l’Atlas Stone fatta di cemento è che l’Atlas essendo perfettamente sferica è ancora più bastarda da governare, ancora più difficile diventa attivare le proprie strutture contrattili.
A sfavore dell’Atlas gioca il fatto che come molti aggeggi funzionali ha un carico non modulabile. Come avrai imparato se leggi spesso articoli del nostro gruppo, l’allenamento deve essere razionalizzato, così come il carico deve essere ottimale e non casuale. Per questo ci vorrebbero, in una situazione ideale Atlas di diverse pezzature. Una buona soluzione è munirsi di un Soul Sucker per fare il più del lavoro con vari carichi razionalizzati e una Altas su cui concentrare le serie più pesanti e neuromuscolarmente impegnative.
Come usare un’Atlas
Innanzi tutto come per lo stacco da terra non devi srotolarti sulla pietra mentre la sollevi rendendo la tua schiena uno straccio da lavar per terra. Al contrario devi tenere un angolo di inclinazione dorsale al momento dell’incastro, l’aggancio, e mantenere questa inclinazione durante tutta l’alzata.
Tieni gli addominali molto compatti, cerca di replicare la sensazione di durezza che hai col tecnicissimo STT: nell’istante della partenza riuscirai ad imprimere molta più accelerazione all’aggeggio.
Immagino che tu non possieda barili di 120 cm nel vostro scantinato o in palestra. Per cui non puoi con ogni probabilità prendere la stone e appoggiarla su una base. Per questo procedi in questa maniera: mentre la sollevi fai in modo che la parte più bassa della pietra superi la tua bocca dello stomaco. Datti questo punto di riferimento in modo da poter lavorare non solo nell’ottica di sollevare da terra il pesante masso, ma in particolare di sollevarlo ad una certa altezza. Portarlo in alto significa aumentare la necessità di contrazione anche ti tutti i muscoli della parte alta che devono abbracciare con forza il pesante fardello e allo stesso tempo proiettarlo verso l’alto.
Allenamento
Vorrei darti un piano d’allenamento ma non so che attrezzatura possiedi, che Atlas hai, quanto pesa e quanto è pesante per te. Hai modo di ottenere un Soul sucker? Se sì, potresti provare questa progressione:
- Piegati stando durissimo e compatto ma allo stesso tempo fluido e non contratto.
- Abbraccia il Soul Sucker con forza e schiacciatelo addosso
- Fai molta molto attenzione a non escludere le gambe da questo esercizio. In apparenza è più comodo non usare le gambe, si fatica di meno. Questo per una forma di risparmio energetico come sottolineato da IronPaolo in diverse occasioni. Questo risparmio energetico però va tutto a tuo svantaggio quando si parla di espressione di potenza.
- Tieni l’oggetto più in baricentro possibile
- Pensa all’esecuzione dell’STT, e a null’altro quando accovacciato cercherai di sollevare questo scomodissimo ammasso di ghisa gommata.
Stone training
Prendiamo una persona di 75kg con un massimale di stacco da terra di 160. Carica la tua Atlas Stone artificiale con 30 kg e alzala da terra 5 volte, portando la parte più bassa sopra la bocca dello stomaco. Aggiungi 10 kg e sollevala 3 volte. Aggiungi 10 kg e sollevala 2 volte. Poi vai avanti con strappi da 1 ripetizione aggiungendo 5 kg alla volta. Quando il carico diventa molto importante scarica 15 o 20 kg e fai 6 sollevamenti consecutivi da terra fino in alto. Esplosivi, compatti, in baricentro.
Una chicca per pochissimi
Hai un campo libero dove poterci fare sopra quello che ti pare? Beh, procurati una Stone di un peso che va dai 20 ai 35 kg a seconda della tua forza e del tuo peso. Agganciala in posizione sumo e sparala in alto e dietro di te il più lontano possibile. Fai 6 lanci consecutivi e misura la distanza totale. Cerca via via di battere questa cifra. Sinceramente non saprei indicare un allenamento migliore per la forza esplosiva. Però bisogna abitare in campagna e non preoccuparsi se l’agricoltore che passa vicino col trattore ti da deòll’ imbecille. Questo è funzionale all’ennesima potenza. Però bisogna essere capace di tenere il carico. Ci vuole una bella base di lavoro tecnico col bilanciere.
Conclusione
Questa roba, stone, soul sucker, lanci, è divertentissima è super RawTraining, serve forza vera, è misurabile, non si possono millantare effetti miracolosi, 90 kg sono novanta chili. Fine.
Questa roba richiede gambe attive, schiena forte, avambraccia da pescatore dei mari del nord, braccia fortissime, presa d’acciaio, pettorali fortissimi, spalle che spingano in alto e addominali da Yuri Chechi. Facciamo l’Atlas Stone in maniera tecnica, facciamo il Soul sucker in maniera tecnica e diventiamo atleti sempre più potenti, sempre migliori. Tenendo in mente che senza qualità e senza bilanciere non si va da nessuna parte. Un saluto e alla prossima.
adogruzza
Ado Gruzza, emilianissimo (al punto da amare la nebbia), Powerlifter agonista fino al 2005 (discreto ma senza lasciare il segno), diventa in seguito ad infortunio allenatore della squadra di Parma. Convinto sostenitore del "metodo distribuito" convinto sostenitore della necessità della cura maniacale del gesto tecnico per ottimizzare la performance. Ha avuto il merito di portare in pedana moltissimi giovani atleti. Neo papà.
Ado è RawTraining Strength Master Coach.
La bandiera30 Maggio 2011
Non esistono coincidenze, solo opportunità 30 Maggio 2011
24 commenti
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L’ esercizio del lancio della pietra è una policoncorrenza fatta con un carico “grosso” giusto?
Vorrei qualche delucidazione ulteriore sul modo di tenere la schiena durante ilsollevamento. Nella posizione bassa mi pare ovvio che l’allineamento spinale non sia totale, ma ci sia un minimo di curvatura. Quando questa diviene eccessiva e pericolosa? Quando è accettabile?
P.S.: finalmente ho capito cosa sia il “soul sucker”!:D
Domanda interessante.
In realtà risulta difficile definire quando l’inversione della lordosi del tratto lombare del rachide e l’accentuazione della cifosi del tratto dorsale divengano pericolose.
Penso che dipenda strettamente dalla struttura di ognuno di noi.
Tieni anche presente, che gli atleti che hai visto nei video (specie in quello del soul sucker) non lavorano con carichi massimali.
Per cui, seppur impressionanti, sono carichi per loro di tutta sicurezza.
Detto questo posso aggiungere per esperienza personale che l’azione di stretta al corpo dell’Atlas o del soul sucker è così intensa da generare un pressione intra-addominale davvero elevata. Cosa che mi stabilizza automaticamente.
In merito, piuttosto che l’anedottica personale, aspetto pareri più autorevoli 🙂
Ma il termine “soul sucker” è di tua invenzione?:D
Yes! Mi è venuto in mente perché il movimento richiede due azioni contrapposte:
– stringere al corpo il più possibile il cilindro di pesi
– respirare
Più stringi meno respiri, più respiri meno stringi.
Morale, succhi via l’anima 🙂
Bello!*__*
Quando il mio corpo sarà a posto devo procurarmi uno di quei cilindretti per le piastre!
Bellissima discussione, puro stile rawtraining! Un velato manifesto di come ci si allena veramente in ottica “funzionale” se lo si sa leggere…
Bellissima la parte iniziale che smonta la brutalità dell’esercizio, cosa che fa tanta gola agli appassionati del “funzionale” in senso più commerciale…
Alla base di tutto c’è semplicemente la persona, con le sue caratteristiche e il materiale a sua disposizione. Il materiale da utilizzare viene dopo il sapersi muovere e la tecnica. Tecnica, tecnica, tecnica… conta sempre quella. Alla lunga il messaggio riuscirà a passare.
Ormai è diventata lapidaria, per me, una frase che si sente da Andrea Biasci nell’intervista fatta a Rimini…
[i]”L’essenziale, non è quello che utilizzate, l’essenziale siete voi. Se voi sapete come muovervi, sapete poi utilizzare tutto. Capisci te stesso per riuscire a capire l’allenamento che stai facendo”[/i]
Mi trovo in linea con Silent, che tra l’altro ha più pratica di me. L’incastro in basso con l’addome contratto permette di salvaguardare di molto la schiena. Per avere una risposta sensata e non dare la solita risposta improvvisata occorrerebbe un campione più vasto. Di fatto però penso che lo stare in baricentro dell’oggetto aiuti non poco.
Alla fine l’Atlas va provata e può essere davvero un mezzo d’allenamento importante, molto più di quanto possiamo immaginare
Se posso azzardare un consiglio: Preoccupiamoci meno dei gradi di flessione e prestiamo più attenzione a non perdere quelli da cui partiamo. Come predica Ado da tempo per lo stacco (tecnico o meno) bisogna NON perdere la schiena! Il peso non deve tirarci giù. Il pericolo maggiore per le strutture osteo-articolari è quando il carico vince la nostra contrazione. Il consiglio così diventa alleniamo carichi gestibili dove la nostra colonna non perde nei confronti del carico.
M’era sfuggito un particolare… manca [b]la domanda[/b]!
Come lo integro in un programma di allenamento?
Io ad esempio faccio dai 2 ai 3 stacchi a settimana… se faccio 2 stacchi uso un allenamento di powerclean come recupero attivo.. può andare bene anche il soul sucker/atlas stone per questo scopo? O è meglio come complementare nella seduta di stacco per mandare un pò di sangue in circolo?
Complimenti per l’autore dell’articolo e per l’ideatore del Soul Sucker!
Ho alcune domande anche se, dal momento che dispongo sia delle bumpers che del perno da carico, sono consapevole che posso trovarmi le risposte da me provandolo!
Silent,
quando si dispongono piastre di peso diverso immagino che l’ideale sia quello di sovrapporle in modo da centrare il più possibile il baricentro.
Se io ho a disposizione 2 dischi da 10 kg e due dischi da 20 kg, ci sono differenze se metto i dischi più pesanti al centro (come la farcitura di un panino) o se invece li metto ai margini (come la parte superiore ed inferiore del pane)?
Ado,
nell’esempio dell’atleta che hai fatto, 75 kg di peso corporeo con uno stacco di 160 kg, quanto dovrebbe riuscire a sollevare in una singola massimale con il Soul Sucker per avere un’ottimo reclutamento? 90-100 kg?
Per Silent e Ado,
nella tecnica di sollevamento delle Atlas, si vede che spesso viene fatta una pausa con la pietra sopra le gambe in (accosciata) per ottimizzare la presa prima di alzarsi e completare il sollevamento, è la tecnica migliore da usare in prossimità del massimo peso o va ricercato come schema motorio già dalle serie di avvicinamento a pesi bassi?
Grazie
Levia: complementare della seduta di stacco o active recovery, dipende in toto da come imposti l’allenamento. Io l’ho fatto usare nella seduta leggera di stacco da terra (leggera per modo di dire) a fine programma come lavoro metabolico-
Biris sono daccordissimo con te.
Milo:
molto meno, 90 kg di atlas sono parecchio peso e all’inizio l’imporante è prenderci confidenza e divertirtici. Come dicevo l’abbiamo usata con logiche metaboliche, addirittura.
Secondo me, anche se ammetto troppa poca esperienza diretta sull’esericizio, l’idea di quel gesto andrebbe sviluppata sin dai primi carichi anche se capisci benissimo che è molto difficile pensare di appoggiare qualcosa sulle ginocchia quando non serve. Per cui penso che vadano utilizzati carichi differenti anche e sopratutto per poter strutturare coi pesi bassi quello che è indispensabile coi pesi alti.
Ho capito e ti ringrazio per la risposta, il mio feedback non appena provato 🙂
La disposizione dei dischi nel Soul Sucker determina il suo momento di inerzia, l’equivalente della normale massa quando si parla di rotazione.
Tutte le rotazioni attorno a un asse ortogonale all’ asta in cui sono fissati i pesi sono influenzate da quanto sono esterni i dischi più pesanti.
Per determinare l’assetto più vantaggioso bisognerebbe capire quali sono i centri di rotazione del suol sucker durante il movimento.
Questa mattina non ho resisitito e, subito dopo l’allenamento di power clean e clean pull, ho voluto provare questo esercizio con pochi timidi tentativi, non avevo molto tempo a disposizione e mi scuso con Ado per non avere rispettato la progressione che ha consigliato, più che altro mi interessava salire fino ad un peso tale da costringermi a mettere in atto una qualche strategia di sollevamento.
Riporto il video di due tentativi fatti con 70 kg, il primo fallito mentre nel secondo, con il busto più inclinato, ho chiuso l’alzata perché mi sono sentito più compatto:
http://www.youtube.com/watch?v=K-hGtli0A3s
Non ho delle Atlas da provare ma penso che essendo sferiche siano più difficili da controllare, anche se permettono un certo grado di rotazione che può tornare utile nel posizionamento più di quanto sia possibile fare con le bumpers, tuttavia ritengo che maggiore è il diametro e maggiori siano le forze di taglio che agiscono sulla schiena.
Mi rendo conto che è presuntuoso e azzardato esprimere un giudizio dopo così poche alzate ma le sensazioni che ho avuto non sono positive su me stesso per quanto riguarda la zona lombosacrale (in passato ho subito un trauma importante) e penso che una sandbag sarebbe più sicura e impegnativa da maneggiare (a parità di peso).
Mi dispiace se mi permetto di criticare il sollevamento di pietre, e di altri oggetti difficili, ritengo che costituisce un’integrazione divertente ed importante per chi si allena in ottica strongman ma per tutti gli altri costituisce un passo indietro rispetto all’uso del bilanciere.
Resto dell’idea che uno stacco tecnico e un power clean ben fatti siano più sicuri ed efficaci nel costruire forza convertibile.
Ancora grazie per la condivisione delle esperienze.
Sono anche 70kg…
Io sono esattamente l’esempio riportato da Ado, quasi 75kg e 160kg di stacco. L’altro giorno ho provato con 40 e mi sembrava di sollevare il mondo, però mi ci sono trovato molto bene. Andarci secco di singole pesanti la prima volta forse non è il massimo prima di avere una tecnica buona, così come per tutto il resto.. Non avendo mai fatto stacco non mi metterei sotto a singole pesanti.. [i]Just my 2 cents…[/i]
Il mio è un commento fuori dal seminato
Ma da grande appassionato della Montagna ….
l’articolo dice : Lago Santo, a quasi 1600 metri di altezza. rifugio Lagdei
Non ve lo perdete un posto cosi stupendo
Milo sfondi una porta aperta, io sono entrato in RawTraining dicendo: ve bene tutto, va bene il prowler, va bene il muscle up, va bene il crossfit però l’unica maniera di migliorare la forza è lavorare col bilancere.
Però volendo guardare anche a 2cm dal nostro naso, l’atlas è uno strumento che può essere davvero efficace, perchè davvero ‘recluta’ come pochi altri oggetti da sovraccarico.
GUARDA IL TUO VIDEO:
dal primo al secondo tentativo c’è in mezzo un evidente miglioramento coordinativo fatto sotto alto carico. Se lo vendesse Poliquin o Staley ad un corso questo concetto lo farebbe pagare 3000 euro ed avrebbe la fila alla porta.
Il problema è che ti sei messo in mano 70kg la prima volta che lo hai fatto. Secondo me 2 singole massimali la prima volta che lo fai sono tante. Con Pelizza e Ricc stavo su dei 6 x 6. Il fatto che Pelizza li facesse con dei pesi assurdi poco importa, sempre 6 x 6 serie erano. Per questo sono daccordo sia con te che con Leviatano.
Si il lago Santo è uno dei posti più belli del mondo, anche e sopratutto perchè è la sorgente del torrente Parma.
Ciao Ado,l’utilizzo dell’atlas stone mi ha sempre affascinato..qualche anno fa volevo costruirmela e a tal proposito avevo trovato un sito che spiegava come fare,dopo aver letto il tuo articolo,credo che a breve mi darò da fare x averla :).. Nel frattempo, non avendo a disposizione i bumper,si potrebbe usare un sacco di iuta regolando il peso con l’iserimento all’interno dei panetti o dei sacchetti di sabbia da 5 o 10 kg?
Grazie
Ieri ho riprovato (ne approffitto per dire che 2xwe di soul sucker mi sembra un pò eccessivo dato il lavoro “diverso” della bassa schiena), uso dei normali dischi da 20kg infilati in un supporto.. senza bumper è di una difficoltà spropositata…… più che altro per il poco spessore.
La sandbag potrebbe essere un opzione accettabile?
Immagino di si, dovrebbe essere una soluzione ottimale.
Da un po’ di tempo dico ai ragazzi di RawTraining di produrre e vendere Atlas a basso costo. Veramente perchè ha senso.
Levia, per il due volte a settimana non saprei, dipende davvero dal tuo livello di condizionamento. Dipende da quanto spingi, dipende da tante cose. Per uno allenanto alla fine è un esercizio come un altro.
Ciao Ado,sabato sono andato in garage ad imparare un po di tecnica con un sandbad da 50 kg(ho postato il video sul mio diario 🙂 ).Ho eseguito 5 serie da 6 rip , trovando questo movimento a dir poco fantastico e credo che lo inserirò x come hai scritto tu nel mio attuale programma.
inoltre avevo pensato che una cosa da provare potrebbe essere quella l’esercizio con una swiss ball piena d’acqua..
cosa ne pensi a tal proposito?
Grazie.